Quando si parla di eredità, di successioni e di testamento, è inevitabile parlare anche del “protagonista” (suo malgrado) di questo scenario: il de cuius.
Con questa espressione presa dal latino (de cuius hereditate agitur, cioè la persona della cui eredità si tratta), ci si riferisce alla persona della cui successione si sta parlando.
Chi è il de cuius
Quando si parla di de cuius, allora, ci si riferisce in maniera breve e sintetica per poter individuare il defunto, il cui patrimonio sarà oggetto di successione.
Attenzione, però: in realtà quando si parla di de cuius si può ben parlare anche di un soggetto vivente, come ad esempio colui che sta pianificando la propria successione e che sta dunque valutando in che modo realizzare il proprio testamento. Oppure, come nel gergo più comune, anche del soggetto già defunto. Ovvero, di colui il cui patrimonio sarà oggetto di successione ereditaria.
La successione
Ricordiamo con questa occasione che la successione a causa di morte (o mortis causa) può essere caratterizzata:
- dalla presenza di un testamento, con la conseguenza che troveranno applicazione le regole della successione testamentaria;
- dall’assenza di un testamento, con la conseguenza che troveranno spazio, nel disciplinare la ripartizione del patrimonio del defunto, le norme di legge. Si parlerà dunque di successione legittima, ovvero per legge, o di successione intestata, cioè in assenza di testamento.
Sinonimi
Il termine de cuius può essere utilizzato in alternativa ad altri sinonimi, come ad esempio ereditando o testatore (in questo ultimo caso, se ha fatto testamento, o disponente). Nel primo caso, si avrà una successione legittima, o intestata. Nel secondo caso, di una successione testamentaria.
Naturalmente, la scelta di un sinonimo per il termine de cuius dipenderà anche dallo stato in vita, o meno, della persona.
Per esempio, se chi dispone di un’eredità non è più in vita, generalmente si ricorre anche al termine “defunto”. Se invece la persona è in vita, si ricorre all’espressione “titolare di eredità”, nella speranza di non generare confusione con coloro che sono altresì titolari dell’eredità, come il successore testamentario o legittimo.
Parte della dottrina utilizza anche il termine “ereditando”, anche se altra parte ne sconsiglia la fruizione, ricordando che l’-ando, disceso dal gerundivo latino, può designare in realtà colui che riceve o è in procinto di ricevere qualcosa (in questo caso, l’eredità), oltre che un oggetto che è passibile di un’azione imminente, su cui si esercita un determinato giudizio.